Il rispecchio della vita

Prima, prima incontrarsi, amore sai come succede,

Poi… innamorarsi, amore sai come succede,
Poi… la nostra casa, quella che sogni, quella che vuoi,
Aiazzone l’arreda per noi, Aiazzone l’arreda per noi.

Mentre guardavo i bravissimi Leo DiCaprio e Kate Winslet dimenarsi per tutta la durata del film di Sam Mendes, Revolutionary Road, cercavo di capire in che cosa quei due personaggi fossero “anticonformisti”, perchè fossero un esempio per chi si sente schiacciato dal sistema borghese e dai doveri che questo sistema impone, mentre vorrebbe per sé una vita diversa.
Mi è venuta alla mente la storia di quel mio amico che si definiva anticonformista, contro il sistema, trasgressivo, e che allo stesso tempo aveva chiamato “troia” una ragazza con cui usciva al tempo, solo perchè la seconda volta che avevano fatto sesso, lei aveva proposto il sesso anale.
“Cazzo, ci puoi credere? Mi voleva dare il culo! Dopo solo due volte!”

Io ho capito chi sono April e Frank, due che coltivano il loro anticonformismo quasi ignari della loro ipocrisia.
Sembra questo quello che mi ha voluto dire Mendes, mentre faceva in modo di farmi capire che quei due personaggi si odiano per tutto il tempo, anche quando dicono che si amano.
Voleva davvero una vita diversa il protagonista di American Beauty, o era semplicemente un 40enne che come TUTTI i 40enni sogna la scopata con la compagna di classe della figlia?

Il vero paradosso è che Frank e April erano due ragazzi che, al tempo, avrebbero solo dovuto farsi una bella scopata, e invece si sposano, fanno dei figli (che ci vengono tolti spesso dall’inquadratura, fastidiosa appendice di due egoistiche solitudini) e poi si lamentano.

Frank e April hanno scelto i quadri giusti, l’arredamento giusto, tutto quello che non hanno i loro borghesissimi vicini. Ah, che buon gusto! Ah che cultura! Sì, ok ma poi quando parli sembri più borghese di mio nonno. E quanto ti scandalizzano certe cose! Cosa ti differenzia dal conformista del tuo vicino: avere letto 1.000 libri mentre lui legge solo Oggi?
No, April e Frank non possono dare lezioni a nessuno.
Anzichè testimoniare una esistenza votata all’orgoglioso egoismo e alla soddisfazione di sé prima che dell’altro, fingono di volere il cambiamento per il bene altrui (April vuole andare a Parigi – mi raccomando, porsi sempre obiettivi impossibili così si ha la scusa di non averli realizzati – per il bene di Frank, ma vuole solo partire).
Lui la tradisce con una segretaria, ricalcando il più vieto stereotipo borghese e come ogni marito borghese confessa il tradimento come gesto d’amore.
Lei si sbatte il vicino di casa (che realizza il suo sogno! Ma no?) senza nemmeno osare scoparselo a smorzacandela.
Solo quando litigano (ed ovviamente in quei momenti che esce la verità) sappiamo che ne pensano dei figli, fastidiose seccature, e del loro rapporto.
Lui era solo un fichetto un po’ sbruffone che ha attaccato bottone con la bella figa della festa riempiendola di cazzate.
Lei era una che ha ceduto alle cazzate sparate da quel bel figo.
Altro in comune non avevano come tanti alla loro età. Dovevano solo farsi una bella scopata.

Ma si sa, vivere con coerenza il proprio anticonformismo non è possibile.
In Tootsie, Jessica Lange confessa a Dustin Hoffman vestito da donna che sarebbero molto più semplici i rapporti tra uomo e donna se lui si avvicinasse a lei e le dicesse: “potrei farti tanti discorsi importanti ma la verità è che ti trovo attraente e vorrei venire a letto con te”. Semplice no?
Poi lui, in abiti da uomo la vede a una festa e le fa quello stesso discorso. Lei gli butta lo champagne in faccia.
Ah, l’ipocrisia!

La vera tragedia è che uomini e donne che non ne hanno la minima vocazione, spinti dagli ormoni e da una cappa sociale contro la quale non hanno nessuna intenzione di ribellarsi, decidono di “sistemarsi”, spingendo verso la tragedia la propria vita e quella altrui.
La vera tragedia è che gente che odia i bambini continui a farli. Anche ora che sa bene come evitarlo.
La vera tragedia è gente che dice di essere trasgressiva (fino ai 30 anni) poi si sistema sul trespolo borghese lamentandosi delle coliche del piccolo Santino. Meno male che tra dieci minuti inizia la partita.
Non è tutto noiosamente prevedibile? Allora, fino ai 25 anni sparo cazzate, mi diverto, faccio lo stupido, poi dopo comincio a lavorare, mi metto con una tipa (non con le troie con cui mi sono divertito, ma con una santa), poi andiamo a vivere insieme, poi dopo un po’ ci sposiamo, sai è per regolarizzarci, poi i figli (non sai come ti cambiano la vita!), poi le serate solo con le altre coppie con bambini, poi al mare in estate, in montagna d’inverno.
Si va a sciare questo fine settimana? Poi il divanetto a fiori, il dvd, le patatine che sporcano il divano, la pizza surgelata, i budini preconfezionati.

Frank e April sono falliti nel momento stesso in cui dichiarano di volere essere quello che non saranno mai (lei non sa recitare, che lui abbia un qualche talento artistico è tutto da dimostrare).
Perchè biasimare i loro vicini, che sono invece consapevoli di quello che possono essere e si sentono rassicurati perchè il loro sistema in cui fermamente credono non viene messo in pericolo?
Frank e April dicono di volere essere quello che non potranno essere mai.
Una tragedia annunciata. Ma figlia di quell’errore iniziale: non dire di essere trasgressivo, siilo senza troppe menate. FALLO!
E poi vediamo che succede. Sappi che c’è un grande prezzo da pagare.
Così è purtroppo: per essere davvero anticonformisti occorre una predisposizione genetica, una rassegnazione alla esclusione sociale, l’amore per la solitudine, uno sfrontato egoismo, una certa antipatia, un menefreghismo per le opinioni altrui, un entusiasmo ai limiti dell’incoscienza, la consapevolezza che la direzione che si dà alla propria vita dipende solo da se stessi.
Il resto sono solo un appartamento arredato con gusto, i libri giusti sulla libreria, i film da cinefilo sullo scaffale, e qualche parola colta gettata nella stanza vuota.
Apparenza, fuffa, come quella apparecchiata da Mendes. Che ora è tornato a casa da sua moglie Kate, dai bambini, dall’assicurazione sanitaria, dalle baby sitter, dalle partite di baseball, dai pranzi con gli amici colti (sposati con figli), dalla serena vita borghese di un regista di Hollywood di successo con una moglie star del cinema.

Informazioni su Souffle

Amante del cinema, delle serie tv e della cucina adora la comunicazione e la scrittura (degli altri). Nel tempo libero fa un lavoro completamente diverso.
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

15 risposte a Il rispecchio della vita

  1. souffle ha detto:

    @honeyboy: so che hai letto il romanzo. Sarebbe ancora più interessante leggere il tuo punto di vista sul film. Un saluto.

  2. honeyboy ha detto:

    sono solo io a non riuscire a scriverne? ^^

  3. Anonymous ha detto:

    Grazie a te della pronta risposta, mi trovi d’accordo su ogni punto della questione, dalla rabbia per la pochezza degli “uomini di cultura” all’amarezza per la coppia gay che fa gli “stessi errori” di quella etero…Ma soprattutto concordo sul doveroso dover prendere posizione, e financo dover essere “spietati”, nella scrittura (dove, al contrario che nella vita, siamo totalmente liberi – a patto di non sprecare tale libertà in bla-bla che mimano le ristrettezze della suddetta vita cosiddetta reale). E’ una cosa che so bene, scrivendo e avendo, come te, un blog. Difatti preferisco passare, agli occhi di potenziali lettori, per snob o per rompiscatole o per “estremista” o per “pazzo”, piuttosto che rinunciare alla libertà mai in pace della scrittura…Saluti ancora! :-)CriticoMistico

  4. souffle ha detto:

    @alberto: grazie per la segnalazione golosa. E per il tuo commento.@CriticoMistico: a me invece fa molto piacere che tu possa dilungarti e stimolare come sempre i miei processi mentali, aggiungendo e aggiustando il mio “tiro”.Hai naturalmente ragione a segnalare la scorrettezza di una separazione netta, laddove sono più appropriate molte sfumature.Il “tono” del discorso però esigeva un certo manicheismo, proprio per sollecitare prese di posizione differenti.E sono del tutto consepevole che l’organizzazione della vita occidentale spinga in molti casi a non potere scegliere.Ma sulla carta, scrivendo, parlando di libri e di film, sì che si può prendere posizione, sì che si può, nel linguaggio tirarsi fuori da valutazioni superficiali di opere o ripiegamenti simpatetici nei confronti dei protagonisti di un film o di un libro.Certo di spiegarmi maldestramente con un esempio.Tanto per citare nuovamente un personaggio citato sopra, che si definisca positivamente un “carattere” orrendo e meschino come Don Draper significa prendere una posizione intellettuale per me inaccettabile e conformista.Che poi uno nella vita reale sia un po’ Don Draper (poveretto, però) questo a me non interessa ai fini della discussione sul personaggio.Inoltre, sul sistema di organizzazione delle vite radicato e omnipervasivo, piccoli aggiustamenti sono possibili.Io mi accontenterei, specie dalle persone “di cultura” (cioè di buone letture e buone visioni) di non essere come il capo del Governo (cioè fare continuamente battute sulla fica – cioè avere atteggiamenti di scarso rispetto fisico e intellettuale verso le donne – e sul calcio).Sarebbe già un passo in avanti.O, quanto meno, se le fanno, poi non si mettano a criticare il capo del Governo.In quel senso parlavo di ipocrisia, citanto Tootsie.Quindi è vero che, nella vita reale le coppie eterosessuali (ma, non credere, anche molte coppie omosessuali) si sentono come i Wheeler, questo non deve però impedire una ferma presa di posizione su questi due personaggi.Faccio ammenda solo sulla frecciata su Mendes, ma il suo inserimento da parte mia era dettato dalla ambiguità del suo discorso registico: anzichè prendere posizione netta come l’autore del romanzo, Mendes preferisce mantenere una posizione ambigua sui suoi protagonisti.Cioè li rende soggetti di empatia da parte del pubblico così da fare passare sottotono la più forte carica critica e di condanna.Su Hair, che dire: hai riassunto perfettamente. :)Il nocciolo è questo: non hai senso come “ribelle” se poi, “gratta gratta”, sei conservatore e bacchettone come i tuoi genitori (o i tuoi nonni).Grazie per essere passato di qui e per avere lasciato il tuo commento.

  5. Anonymous ha detto:

    Ottima recensione "rabbiosa". Concordo appieno sul film e su quello che "ci sta intorno". Credo d'altronde che simili riflessioni scaturiscano anche da un certo "sguardo gay" che ha il privilegio di essere più o meno "esterno" a tali faccende, e dunque sa essere particolarmente(giustamente)spietato verso il modello di coppia eterosessuale-normale che troppo spesso gli etero subiscono senza fiatare(limitandosi, al massimo, a lamentarsene).Tuttavia, mi preme complicare un po' le cose: se, come noti, i sedidenti ribelli sono incapaci di Rivolta (che è innanzitutto assunzione di rischio e trasformazione di sé), d'altro canto non mi pare del tutto corretto fare una separazione così netta (cioè, in verità: troppo vaga) tra "borghesi" (i quasi tutti) e anticonformisti Veri (i pochissimi) come sembri fare tu in chiusura di post (ma magari fraintendo). Perchè esistono svariate "forme di vita" umane che, minuziosamente, quotidianamente, scivolano via dalle violente stupidità dominanti come dalle velleità ribellistiche – ma proprio per essere tali adottano, insieme a una certa fermezza e senso di indipendenza, doti anche più sottili, doti eminentemente culturali (alcune delle quali hanno una origine indubbiamente "borghese", intendendo la parola in senso ampio, storico e non come mero insulto) che si potrebbero riassumere nella formula: capacità di adattamento alle situazioni & raffinatezza di giudizio. Credo che senza una forte "componente culturale" (ovviamente permeata di intelligenza critica!) nell'anti-conformismo, si rischi di cadere in errori grossolani e/o fatali, in disperazioni terribili, in un egoismo che non è più spazio di solitudine ma isolamento idiota e incapacità di incontro con l'altro. Difatti la cultura rimanda sempre a una certa socialità (anche minima, epicurea: socialità tra pochi amici fidatissimi), sebbene si opponga strenuamente alla socialità più immediata, imbecille, soverchiante, "dominante" etc. E poi, senza cultura non c'è ironia né umorismo – che hanno una estrema importanza nel rendere la vita vivibile scalzando al contempo le più perniciose illusioni di "felicità"!!(… Senza contare che bisognerebbe fare un discorso a parte su come sia difficile e persino quasi-impossibile, oggi, nei paesi occidentali, una uscita totale a livello pratico da una "sistema" di organizzazione delle vite che è tanto criticabile quanto radicato e onnipervasivo! Dico questo non per gridare alla rassegnazione, ma per avere ben chiaro lo "stato delle cose"…)Chiedo venia per la mia solita tendenza a dilungarmi, aprire parentesi, andare fuori tema… Forse tutto questo discorso mi è sorto "dalle viscere" a causa della visione recente di "Hair", il film-musical di Forman sugli hippy. Mi ha deluso molto, presenta una visione irritante e manichea al massimo (ridicola senza essere granchè ironica) che oppone ricchissimi, bacchettoni e stantii "borghesi" a giovani, belli, "liberi" hippy – che in realtà sono presuntuosissimi adolescenti fancazzisti ricolmi di vaghe idee che spacciano per Verità! Li avrei uccisi tutti senza pensarci un momento e con estremo piacere!!!!! :-)Saluti!CriticoMistico

  6. Alberto Di Felice ha detto:

    Ti capisco. Molto di quanto scrivi credo sia proprio lo scopo del film, e del libro prima (che come te non ho però letto); senonché non son stato molto convinto. Segnalo, con un discorso che può completare il tuo, questo bel pezzo di Jim Emerson:http://blogs.suntimes.com/scanners/2009/01/for_sale_on_revolutionary_road.htmlUn saluto.

  7. souffle ha detto:

    @misspascal: non posso negare di non amare né April né Frank.Io sono un bambino (è la mia condanna) è i bimbi non amano l’ipocrisia.Che provino a cambiare non mi è mai parso credibile nè lo ho mai visto (darsi obiettivi impossibili è una scusa per non realizzarli).Non li crocifiggo (per carità, un supplicium!), ma nemmeno nascondo la verità.Il post è stato pensato un po’ come la voce della verità di quel ragazzo “matto” che April e Frank invitano a cena un paio di volte e prima esaltano poi insultano (Frank a dire il vero lo fa).Il livore (io preferirei lo stile polemico) è uno mio modo di scrivere “anticonformista” e inevitabilmente condannato all’insuccesso.Grazie per il tuo commento.

  8. MissPascal ha detto:

    colgo del livore in quanto scrivi e me ne dispiaccio. pensa che io invece sono convinta che si amino anche quando si dicono che si odiano! poi se sono responsabili della loro infelicità e ne prendono coscienza, provano a cambiare, con egoismo misto a generosità, convinzione mista a confusione, cos’è, un peccato capitale per ci crocifiggerli IN QUANTO rappresentanti anch’essi di un certo modello fasullo ma dominante? i vicini sono peggio, orsù. MissPascal

  9. souffle ha detto:

    caro udp, è la mia sensazione. Non che la colpa non sia (solo) del pubblico distratto e superficiale, ma cne Mendes faccia affidamento su questa distrazione e superficialità.Quanto ai vicini, già essere consapevoli dei propri limiti è una gran cosa. Se poi uno come conseguenza non viva meglio questo è perchè non ha seguito un corso di Jodorowsky. :)Il grosso problema degli esseri umani è vivere in continua competizione gli uni con gli altri e in continuo confronto.Se ognuno lavorasse più su se stesso e non su sé in rapporto agli altri, viremmo tutti molto meglio.Buona notte!

  10. UnoDiPassaggio ha detto:

    (intendo dire che tifo per Pete tra i maschi dato che, ovviamente, la solidarietà col comparto femminile è TOTALE e sfegatata)

  11. UnoDiPassaggio ha detto:

    Eh no, caro mio. 🙂 Com’è che spesso la colpa è solo del pubblico (distratto e superficiale) e se si stratta di Mendes la colpa del fraintendimento è solo sua? Tra l’altro io non ho mai creduto che American Beauty fosse cerchiobottista ma che tentasse di non essere cattivista a tutti i costi (che è terribile quanto, se non peggio, che essere buonista anche perché più facile). E poi, sai, non è che i vicini poi siano tutta questa gran cristallinità di intenti e azioni (Shep in particolare, la cui figura nel romanzo di Yates è più simile a quella di Frank di quanto forse non si noti nel film). Di sicuro son più consapevoli dei propri limiti (ma non è che vivano per questo meglio).Per il resto sappi che io di Don Draper (che porta la vita troppo alta per i miei gusti) mi auguro la disfatta ogni singolo minuto di quel capolavoro indiscutibile che è Mad Men. :)(e, in più, tifo per l’odioso Pete, che si vede che è bisognoso d’affetto, porello)

  12. souffle ha detto:

    Diciamo più una boutade cui è difficile resistere, primo perchè mi fa ridere solo l’idea di “accusare” qualcuno (non mi si addice la parte del censore) poi perchè non ho idea di che vita faccia Mendes, né onestamente mi interessa più di tanto.Ma, e la tua frase me lo conferma, la colpa del possibile fraintendimento della pellicola da parte del pubblico – non ho letto il libro – risiede anche nello sguardo di chi la firma (come succedeva con American beauty, inno cerchiobottista).Cioè, magari mi sbaglio ma non lo vedo come un esercizio di raffinatezza di Mendes, lo vedo come un pararsi le spalle.Ci sono due momenti di grande verità, l’inizio e la discussione a cocci rotti, ma quanti, anche gli spettatori più attenti, hanno colto e segnalato il fallimento di questa coppia puntando invece sui vicini, facile bersaglio della propria assoluzione?O provando compassione o empatia per i bellissimi Leo e Kate?Nella stessa logica per me incomprensbile (o, forse, comprensibilissima) sta l’amore femminile ai limiti della idolatria, per quel figlio di buona donna di Don Draper, uno dei personaggi meglio scritti e più disgustosi e meschini della storia della tv.Draper può essere giustamente idolo maschile, ma femminile!A meno che le donne che lo amano non si vedano come le sue amanti, in questo caso le capisco benissimo.Sarò un vecchio moralista, ma a me non scandalizza il sesso nei bagni pubblici ma la incoerenza e la diffficoltà ad affrontare il nocciolo del problema.Meglio, allora, dire: so qual è il problema, ma non me ne frega una mazza (come fanno con uno slancio che ho ammirato i vicini di Frank e April). Almeno loro lo dicono.Chiudo ribadendo l’estremo interesse per la tua analisi su gli Spietati che consiglio di leggere a chiunque passi da queste parti.

  13. UnoDiPassaggio ha detto:

    Souffle, c’è una cosa che non capisco nella tua analisi, peraltro condivisibile (e credo che uno dei grossi fraintendimenti cui va incontro questo film così come il libro è proprio quello di essere recepito come la storia di due che non riescono a realizzare i propri sogni, soffocati dall’ambiente circostante, e non di due che quell’ambiente l’hanno creato per poi rifiutarlo con sdegno senza saper bene perchè). La cosa che non capisco è la conclusione, la frecciata lanciata a Mendes. Era una boutade o un’accusa vera e propria?

  14. souffle ha detto:

    @noodles: è proprio quella la fregatura, che Kate e Leo sono molto bravi. Un saluto.

  15. Noodles ha detto:

    Be’ la frase riportata dell’amico rispecchia benissimo il carattere dei personaggi di Mendes: sono i classici “borghesi” che si credono fighi e alternativi, che sognano un altrove che non raggiungeranno mai, perché sono “normali” come tutt gli altri, forse anche più “normali” nella loro ingenua voglia di cambiare, e pensare che sia semplicissimo. Eppure Leo e Kate son talmente bravi che li rendono comunque umanissimi.

Scrivi una risposta a honeyboy Cancella risposta