Un film da difendere

Il film di Sofia Coppola, Somewhere ha vinto il Leone d’oro a Venezia scontentanto critica e cinefili.
Che il premio sia discutibile, discusso, contestabile, contestato, fa parte del giochino
a cui piace giocare a tutti, noi compresi.
La buona notizia è che Post mortem, film veneziano amatissimo e pompato da tanti cinefili come meritevole di premi, verrà distribuito in Italia. Attendiamo i suddetti cinefili al botteghino, senza biglietto omaggio, ma con i 7,50 euro. Niente torrent, ok?

Sofia Coppola rifiuta i trucchi facili della narrazione indie, la insincerità di una operazione per la tavola imbandita del cinefilo, ed evita di rispondere agli ammicchi di un pubblico abituato e abituè a un certo cinema, gira in modo libero da schemi – anche stilistici – anche se non rinuncia al rigore di un racconto sul corpo e nel corpo (sul senso del suo posto nello spazio e nel tempo del meccanismo narrativo cinematografico) che apre e chiude in modo esemplare.
Inquadrature estenuanti, lentezza programmata ma mai programmatica, fotografia di abbacinante verità, nettezza di intenzioni.
Johnny Marco è un attore di film d’azione, pura immagine dentro l’inquadratura. Puppet manovrato da un meccanismo che non controlla,  ha perso l’uso del suo corpo (il sesso come godimento passivo di fronte alle ballerine di lap dance, i movimenti scanditi dagli ordini della sua agente, la tragica premiazione televisiva italiana in cui egli diventa elemento coreografico e scenografico di uno squallido balletto, vero punto di non ritorno).
C’è una scena in cui ci pare la Coppola abbia dato meglio questo senso di deriva  del corpo. Quella che vede Marco in piscina, sul materassino, lasciarsi portare dalla corrente, fino a sparire dall’inquadratura.
Il recupero di un rapporto mai iniziato con la figlia undicenne – mai enfatizzato dalla macchina da presa, mai ricattatorio verso il pubblico – fa riprendere all’attore possesso del suo corpo, producendo un risveglio dei sensi e del senso del corpo nello spazio e nel tempo. E questo provoca il pianto irrefrenabile dopo la telefonata alla moglie, come quella diun “addicted” che sta uscendo dal tunnel.
Se all’inizio del film la Ferrari nera di Marco girava in tondo (e a vuoto), alla fine del suo percorso, viene parcheggiata a lato della strada e l’attore (un convincente Stephen Dorff), ripreso possesso del suo corpo nel film, può uscire, questa volta volontariamente, dall’inquadratura.
Quello della Coppola è cinema del corpo e sul corpo, da difendere.

Per ulteriori e più significative riflessioni rimando al pezzo di Alessandro Baratti su Gli Spietati.

Informazioni su Souffle

Amante del cinema, delle serie tv e della cucina adora la comunicazione e la scrittura (degli altri). Nel tempo libero fa un lavoro completamente diverso.
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12 risposte a Un film da difendere

  1. perso già di suo ha detto:

    io l’ho difeso fermamente!

  2. Souffle ha detto:

    @cinepillole: sì infatti, la scelta della Coppola va difesa, anche direi a prescindere dai risultati. Che rimangono, a mio parere, molto buoni. Un saluto e grazie per il tuo commento.

  3. Cinepillole ha detto:

    Magie del cinema! Il film mi è piaciuto per particolari solo in parte coincidenti con quelli che evidenzi tu eppure mi ritrovo perfettamente nelle tue parole e nelle tue bellissime considerazioni.
    Dirò di più: questo è cinema da difendere a prescindere dal personale gradimento, almeno secondo me.

    ps. ho riletto quanto ho scritto io e in effetti ho trovato molti più concetti analoghi ai tuoi di quanto ricordassi.

  4. Souffle ha detto:

    @Dario: infatti è quello che mi ha colpito e che forse è spiaciuto ad altri. La Coppola mi è sembrato avere rinunciato al glamour delle sue opere precedenti, spogliando anche stilisticamente il suo film e regalandoci un personaggio che apre e chiude irrisolto, fortunatamente, ma almeno alla fine, cammina con le sue gambe e non è portato in giro da altri.
    Grazie per il tuo commento, un abbraccio e buona serata.

  5. dario ha detto:

    ciao fra’, una cosa che ho apprezzato (anche se non subitissimo: sono proprio influenzato anche io dalle mie aspettative e dal cibo pronto) è che sicuramente marco fa un percorso (e in questo il film è classico), però è tutto molto “piano” (lieve? pigro?): non è che marco diventi chissà quale persona sobria e responsabile e attenta, non è che vi siano dei punti di snodo evidenziati con chissà quale enfasi (musicale o visiva).
    lui non era particolarmente riluttante a stare con la figlia prima né diventa il padre perfetto poi. c’erano trappole (ricattatorie), data la storia, in cui era facile cadere.

  6. Souffle ha detto:

    @w: ti ringrazio, sei molto gentile. Buona serata.

  7. will ha detto:

    “Se all’inizio del film la Ferrari nera di Marco girava in tondo (e a vuoto), alla fine del suo percorso, viene parcheggiata a lato della strada e l’attore (un convincente Stephen Dorff), ripreso possesso del suo corpo nel film, può uscire, questa volta volontariamente, dall’inquadratura.
    Quello della Coppola è cinema del corpo e sul corpo, da difendere.”

    magistrale.

    grazie

    w.

  8. Souffle ha detto:

    @noodles: comprendo le tue perplessità. Spero che il film magari col tempo, conquisti un po’ più di spazio nella tua considerazione.
    Grazie per il commento e buona serata! ^^

  9. Noodles ha detto:

    Leggendo la tua recensione sembra quasi che il film mi sia piaciuto più di quanto pensassi. Ma invece no. Nel senso: mi piacerebbe leggerlo come l’hai letto tu, averlo guardato nel modo in cui tu hai fatto (o che a te è riuscito e io ho fallito). Perché Somewhere non mi ha convinto molto. E non perché sia un film da buttare.
    Eppure mi sembra che sia un po’ troppo slegato. Capisco che sia voluto il racconto a pezzi, metafora anche della vita del personaggio, ma a fronte di sequenze davvero interessanti ce ne son state altre che ho trovato deboli.

  10. Souffle ha detto:

    A parte la sopresa (tu che plagi me sarebbe come Gore Vidal che plagia uno scribacchino da bancarella), mi farebbe molto felice sapere che qualche riflessione che ho fatto mia la abbia pensata anche tu. Buona giornata.

  11. UnoDiPassaggio ha detto:

    Sappi che non tanto sorprendentemente c’è una (gran) parte della tua riflessione coincidente con parte di quella che sto mettendo nero su bianco ma che non so se vedrà mai la luce del blog. Questa è una dichiarazione che vuole fugare qualsiasi futuro sospetto di plagio. ^^

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